Le bufale dei Cinque stelle e i cani di Salvini

Con il referendum che si è tenuto a novembre insieme alle elezioni del Congresso, il Michigan è diventato il decimo Stato degli Usa ad aver legalizzato il commercio della cannabis per uso ricreativo. Ci sono poi il Vermont e il Rhode Island che hanno legalizzato la detenzione e l’autocoltivazione di marijuana, ma non la vendita ed altri 23 Stati dove la cannabis è stata legalizzata solo “per uso terapeutico”. Il mese prima, ad ottobre, il Canada era stata il secondo paese al mondo dopo l’Uruguay a legalizzare la vendita dell’erba più proibita che fino a meno di un decennio fa era possibile acquistare “legalmente” soltanto in Olanda (dove, peraltro, esistono un sacco di regolamenti cittadini e statali che disciplinano le attività dei coffee shop, ma formalmente la cannabis continua ad essere considerata una sostanza illecita). A pochi giorni dal referendum del Michigan, Trump ha licenziato il Ministro della Giustizia Jeff Sessions noto per le sue posizioni ultraproibizioniste, mentre i governatori neoeletti degli Stati di New York, dell’Illinois e del New Jersey hanno fatto una dichiarazione pubblica sostenendo di “essere impegnati per un’ampia legalizzazione” entro la fine di quest’anno. In Europa, in Lussemburgo la nuova coalizione di governo formata da democratici, socialisti e verdi ha accolto una petizione popolare on line che chiedeva la legalizzazione della cannabis (e che nel piccolo Granducato ha raccolto decine di migliaia di firme) e a dicembre ha annunciato di volere abbandonare il proibizionismo, e avviare una riforma che permetta l’uso ricreativo della cannabis ai maggiorenni e la creazione di un sistema di produzione e di distribuzione commerciale aperta anche ai non residenti (un particolare non da poco, data la posizione del Lussemburgo che si trova tra Germania, Francia e Belgio – tre stati proibizionisti con un alto numero di estimatori della cannabis).

Forse è troppo presto per poter annunciare la fine della persecuzione della cannabis che negli ultimi decenni ha provocato arresti e sanzioni per decine di milioni di persone in tutto il mondo (soltanto in Italia dal 1991 ad oggi, secondo i dati governativi, più di un milione di persone sono state segnalate e sottoposte a sanzioni amministrative per la semplice detenzione) ma sicuramente il fermento è tanto. Se ne sono accorti anche i grillini, convinti dai sondaggi che forse sarebbe il caso di smettere di fare i maggiordomi di Salvini a cui pur di stare al governo permettono puntualmente le peggio porcherie, dalla legge sul “legittimo omicidio” alla chiusura dei porti alle navi dei profughi. Così, appena tornato dalle vacanze di Natale, mercoledì 9 gennaio il senatore del M5s Matteo Mantero ha depositato in Senato un disegno di legge con l’obiettivo di “ottenere di legalizzare la coltivazione, la lavorazione e la vendita della cannabis e dei suoi derivati”. Qualche mese prima, erano stati già depositati dal senatore pentastellato Lello Ciampolillo altri due disegni di legge che prevedevano la depenalizzazione della coltivazione di 4 piante di marijuana, per uso terapeutico in uno dei due testi e ricreativo nell’altro, ma che non avevano avuto lo stesso clamore mediatico della proposta di Mantero a cui il blog di Beppe Grillo ha dato un largo spazio, ospitando i suoi interventi e anche quelli di Ciampolillo. Il disegno di legge di Mantero prevede che sia consentita la coltivazione della cannabis “in forma individuale“, cioè fino a 3 piante, o associata, fino a 30 persone, dopo averne dato comunicazione alla Prefettura, e rende legale la detenzione della sostanza fino a 15 grammi in casa e 5 grammi all’esterno, ma consente soltanto la vendita di cannabis “light” (se pur con innalzamento del quantitativo di Thc contenuto da 0,2% a 1%). E’ una proposta persino più moderata di quella fatta nella scorsa legislatura dall’Intergruppo parlamentare presieduto dall’ex (?) radicale Benedetto della Vedova (a cui aderirono molti pentastellati, da Di Battista a Fico a Di Maio) che normava la legalizzazione di tutta la filiera di produzione, trasformazione e commercializzazione della cannabis, e non solo dell’autocoltivazione e che serve soltanto al gioco delle parti con la Lega che per bocca dell’attuale responsabile del Dipartimento Antidroga, il Ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, ha subito tuonato che “ci sorprende che vengano presentati disegni di legge che sembrano più provocazioni che altro”, mentre per dire che “in Italia la marijuana non verrà mai legalizzata” l’ex antiproibizionista Matteo Salvini si è addirittura presentato in divisa al congresso dell’UGL Polizia. D’altra parte, il Movimento Cinque Stelle sin dai suoi esordi (quando molte dei riunioni dei meet up si tenevano nei canapai) è legato al mondo di quelle componenti del movimento antiproibizionista più rispettabili e nel programma elettorale per la cannabis si parlava di “legalizzazione” (termine sostituito col più ambiguo “regolamentazione” alle ultime elezioni). Si sa che una delle poche prove inoppugnabili sulla dannosità della cannabis sono le messi di voti presi dai 5Stelle tra i cannaioli più accaniti e forse i grillini sperano che un po’ di fumatori ci caschino anche al prossimo giro. Le speranze che le proposte di Ciampolini e Mantero possano essere approvate sono pari a zero e a spegnere gli entusiasmi di chi, come i radicali, spera che potrebbero essere approvate in parlamento da un’ipotetica alleanza M5s-Pd-Leu ci ha pensato già il Pd che ha dichiarato la propria fedeltà allo spirito di Giovanardi per bocca di Stefano Pedica che ha detto “non ci sono droghe di serie A e B, sono tutte pericolose», chiedendo un referendum prima di legiferare «su un tema così importante”. In effetti, che anche su questo tema a decidere la linea sia la Lega lo si era ben capito da quando a giugno era stato nominato quasi di nascosto (senza neppure un comunicato stampa prima della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale) responsabile del Dipartimento Antidroga il Ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, un famigerato integralista cattolico. In quell’occasione Beppe Grillo ripubblicò sul suo blog il video di un suo spettacolo teatrale antiproibizionista del 1997 senza altro effetto di quello di far rimpiangere i tempi in cui il comico genovese faceva ancora ridere e non era a capo di un partito di estrema destra. Pochi giorni dopo, infatti, Salvini inaugurava la propria stagione di Ministro di Polizia con l’Operazione Spiagge Sicure consistente nel non limitarsi alla tradizionale Caccia all’Ambulante, ma rinverdirla accompagnandola con la Caccia al Drogato, sguinzagliando i cani antidroga per i lidi alla ricerca di quelli che si fanno le canne al mare. A settembre, poi, è iniziata l’Operazione Scuole Sicure che ha visto coinvolti molti più istituti che negli anni passati perché sono sempre di più i presidi che autorizzano o addirittura richiedono l’intervento delle unità cinofile della polizia, spesso su pressione di amministratori locali leghisti o dei rappresentanti dei genitori (a loro volta istigati da gruppi di ultradestra come il Moige). Una recrudescenza della repressione c’era già stata con lo stalinista Minniti a capo del Ministero dell’Interno quando, secondo i dati del Libro Bianco sulle droghe presentato da Forum Droghe a giugno, era cresciuto del 39% in soli due anni il numero delle persone segnalate per consumo di droghe (da 27.718 del 2015 a 38.613 del 2017), mentre le segnalazioni dei minori erano quadruplicate: Salvini, però, ha tutte le intenzioni di battere in ferocia il suo già feroce predecessore. Un po’ in tutta Italia si stanno intensificando i controlli sulle strade con cani e tamponi, mentre i cani antidroga hanno iniziato a girare anche nelle aree pedonali di molte città in particolare della zone della movida. Inoltre, sempre più spesso vengono disposte perquisizioni domiciliari non solo a casa di chi viene trovato in possesso di piccole quantità evidentemente per uso personale (cosa che fino ad ora succedeva molto di rado e solo su iniziativa di qualche carabiniere particolarmente zelante) ma anche di chi viene sorpreso con filtri o cartine o viene annusato con particolare insistenza dai cani antidroga ma non ha nulla addosso. Questa nuova onda proibizionista non risparmia neanche il commercio della cosiddetta cannabis light (cioè con meno dello O,5% di THC) che era fiorito dopo l’approvazione della legge 242/2016, che permette di coltivare piante di canapa provenienti da varietà certificate a basso contenuto di THC e consente di venderne le infiorescenze come prodotto da collezione, come riporta la dicitura inserita sulle etichette, anche se in realtà viene fumata. Sono sempre più frequenti le operazioni di polizia che colpiscono i rivenditori di cannabis light, anche se in effetti si tratta di una sostanza legale. Dopo una serie di controlli e di perquisizioni in decine di negozi, il questore di Macerata Antonio Pignataro ha fatto riferimento alle “preoccupazioni del Consiglio Superiore della Sanità, che lo scorso aprile ha manifestato parere contrario alla commercializzazione di tali sostanze”. La Ministra della Salute 5Stelle Giulia Grillo ha poi dichiarato che, nonostante questo parere, la vendita di cannabis light non sarebbe stata vietata, ma con ogni evidenza dalle parti della Questura di Macerata lo sanno chi comanda davvero al Governo.

robertino

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